Sotto il cofano dell’Albania

 

Come è cambiata l’Albania negli ultimi venti anni? Moltissimo e continua a farlo, infatti è un paese giovane, veloce e in piena crescita.

A raccontarci questa trasformazione, attraverso le automobili e con uno sguardo speciale, è Eridjon Pjetri: nato in Albania, è poi venuto a vivere in Italia con la sua famiglia, a partire dai primi anni Duemila.

Si definisce il “figlio di mezzo”, essendo cresciuto tra due Paesi. Ma ha vissuto l’Albania durante le vacanze estive e ha potuto vedere con i suoi occhi il mutare del territorio, delle sue infrastrutture, ma anche del modo di porsi delle persone che, con il passare del tempo, hanno cercato sempre di più di “somigliare” a quelle dell’Europa dell’Ovest.

Grazie all’automobile, simbolo di libertà, Eridjon ci fa fare un viaggio indietro nel tempo dal 2000 a oggi, descrivendo una trasformazione che è ancora in atto.

Prima di passare al suo suggestivo racconto su come è cambiata l’Albania, qualche domanda introduttiva.

Hai deciso di raccontarci i cambiamenti dell’Albania attraverso l’automobile. Come mai proprio questo mezzo?  

Ho scelto l’auto perché era – ed è ancora – l’unico mezzo di spostamento che ti permette di avere la tua libertà in Albania. Esistono i furgoni o autobus, che costano veramente poco, però ci mettono tanto tempo, e non sono proprio il massimo per spostarsi.

Ci sono altri elementi, secondo te, rappresentativi del mutamento avvenuto in Albania negli ultimi anni?

Ti parlo di una finestra temporale di 5 anni, quindi dal post COVID fino ad oggi, in cui ho visto cambiare rapidamente la mia terra di anno in anno. Sono arrivati i grandi marchi della GDO (Conad ad esempio), hanno aperto le multinazionali più famose al mondo (McDonald’s, Burger King e KFC), e infine una grande mole di italiani che ormai vivono e lavorano in Albania: dall’imprenditore che chiude la sua azienda in Italia per via delle troppe tasse, al pensionato che vuole godersi i suoi ultimi anni in tranquillità. Però una cosa che non è cambiata è la paga, ancora troppo bassa per permettersi uno stile di vita “europeo”, insomma quello a cui siamo abituati in Italia.

Un’ultima domanda a tema “Vado in Albania”: se ti chiedessero una location del tuo Paese in cui andare in vacanza quale sceglieresti?

Beh, a questa domanda devo per forza rispondere Valona. Per me l’isola di Sazan ha un fascino incredibile: un mix di storia e bellezza paesaggistica, che vale assolutamente la pena scoprire.

Spaggia selvaggia con mare cristallino e montagne
Baia di San Nicola sull’Isola di Saseno – Photo credit Hotolmo22
Come è cambiata l’Albania: viaggio tra motori, mentalità e status dal 2000 al 2025

di Eridjon Pjetri

Ricordo ancora quando mio padre, con la sua Golf 2 grigia a metano, attraversava le strade dissestate di Valona. Non importava se la macchina era vecchia o se la bombola occupava mezzo bagagliaio: era libertà.

Era il simbolo che potevamo muoverci, che potevamo arrivare ovunque. Nel 2000 le strade albanesi erano piene di Mercedes sgangherate, Golf 3 fumanti, e vecchie Audi A3 che sembravano uscite da un film tedesco anni ‘90. Nessuno ci badava troppo: l’auto serviva, punto. Bastava che si accendesse e che non ti mollasse sul Ponte di Kamëz.

Oggi? Oggi in mezzo a Tirana trovi più GLE, Cayenne, e X5 che parcheggi liberi. Ti capita di attraversare la strada e vedere una Tesla con targa tedesca fare silenziosamente il suo ingresso tra due palazzoni anni ’80. E ti chiedi: “Aspetta… com’è successo tutto questo?”

La vecchia Albania: quando l’auto era solo un mezzo

All’inizio degli anni 2000, l’Albania era in piena fase post-transizione. Le auto? Prevalentemente importate dalla Germania, spesso con più chilometri che speranze, ma sempre e solo a gasolio.

Il top? Una Mercedes classe E “Avantgarde” del ‘95, nera, vetri oscurati e cofano bollente d’estate. Le strade non erano pronte, i meccanici erano maghi dell’adattamento (“Questa turbina va anche senza vite”), e il concetto di revisione era: “Se parte, va bene”.

Ma quella macchina rappresentava qualcosa: libertà, autonomia, status. Era il sogno possibile, anche se andavi piano in salita.

Il boom: l’auto come specchio del cambiamento dell’Albania

Con il tempo e i soldi delle rimesse, qualcosa ha iniziato a cambiare. L’Albania ha cominciato a crescere: centri commerciali, palazzi nuovi, e sì… anche le macchine.

Non si cercava più solo “un’auto che va”. Se ne cercava “una bella”. Magari con i cerchi da 18, sedili in pelle, navigatore, anche se non funzionava bene in Albania. È arrivato il consumismo, quello vero. I social hanno fatto il resto. Perché diciamolo: oggi su Instagram, una macchina ben lavata fa più impressione di un CV aggiornato.

2025: tra leasing, lusso e voglia di apparire

Oggi l’Albania non è più quella del 2005. Nel centro di Tirana, vedi più SUV che in alcuni paesi europei. Molti comprano a rate, molti altri fanno sacrifici, ma vogliono “la macchina giusta”.

Una macchina oggi non è più un mezzo. È un messaggio. Uno status symbol, una proiezione di sé. Tipo: “Ho fatto fortuna”, “Ce l’ho fatta”, “Guardami”.

E anche se i parcheggi mancano, e le strade sono quelle che sono, il cofano deve brillare.

Ma cosa c’è davvero sotto il cofano dell’Albania? C’è ambizione, certo. Ma anche un po’ di pressione sociale. C’è voglia di dimostrare. Di non restare indietro. Di sgasare, anche quando la strada è in salita. L’Albania è un Paese giovane, veloce, in corsa. Ma a volte sembra che guardi più lo specchietto (di chi ha accanto) che la propria corsia. Eppure, questo cambiamento, fatto anche di eccessi, è il segno che qualcosa si muove. E no, non solo il motore.

Come è cambiata l’Albania: la metafora dell’auto

L’auto in Albania racconta molto più della mobilità. Racconta chi siamo diventati, e forse anche chi vogliamo essere. Forse oggi guardiamo troppo allo status, ma ogni volta che vedo una vecchia Golf sulle strade di Valona penso a quella di mio padre: non serviva brillare, bastava andare avanti.

Foto di Artem Bryzgalov Unsplash

 

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